Così li chiamarono gli antichi perché venivano dal mare. Sil terrore tra Egizi, lttiti, Micenei e le altre genti del Mediterraneo. Gli Sherden erano grandi navigatori che solcavano il mare su navi lunghe, simili a gondele. Forse aiutati de una "bussola" primitiva.
Tornarono, come raccontano gli Egizi, nel XII secolo a.C. Erano una moltitudine di uomini armati delle peggiori intenzioni, che avanzava da est verso il delta del Nilo muovendosi per terra e per mare: i primi a piedi o su carri trainati da buoi, accompagnati dalle loro famiglie; i secondi su navi simili a grandi gondole, con un solo albero, senza remi né timone. Tra loro, riconoscibili per il copricapo cornuto, c'erano i temi bili Sherden.
Eppure, nonostante lo spiegarnento di forze, gli Egizi riuscirono a scacciare gli invasori in un'epica battaglia navale. Ramses III se ne vantò a lungo e per essere sicuro che nessuno dimenticasse la grande impresa fece costruire vicino a Tebe il tempio di Medinet Habu. Poi lo coprì di rilievi e iscrizioni che ricordano ancora oggi la sua vittoria su quei popoli: per questo sappiamo che contro di lui combatterono i Peleset, i Tjeker, gli Shekelesh, i Danuna e i Weshesh, oltre ai già citati Sherden.
NAVIGATORI.
Ma chi erano questi combattenti dal nome esotico, misteriosi protagonisti dell'antica Storia mediterranea? Da dove venivano? E fin dove spinsero le prue delle loro navi? Barbari distruttori delle grandi potenze orientali (Micenei, Ittiti, Egizi, Mitanni potrebbero essere caduti sotto i loro colpi) o civili invasori, guerrieri temibili o pendolari della navigazione, originari dell'Oriente o dell'Occidente: ognuna di queste definizioni contiene un po' di verità.
Anche perché sulla loro identità si possono solo fare supposizioni. "Si trattava di popoli mediterranei, navigatori ma non solo, cui fanno riferimento alcuni testi tra il XIV e il X secolo a. C." spiega Giovanni Battista Lanfranchi, docente di Storia del Vicino Oriente Antico all'Università di Padova. "In questi documenti vengono usati termini molto generici: gli Egizi parlano di invasori 'del grande verde'. Il 'verde' per loro era il mare, per questo oggi li chiamiamo Popoli del Mare".
INCONTENIBILI.
Rifacendoci a queste fonti possiamo dare loro un nome, ma non è facile poi identificarli con i popoli storicamente noti: alcuni studiosi ritengono che gli Shekelesh fossero gli antichi abitanti della Sicilia, i Tursha gli Etruschi, i Peleset i Filistei della Palestina, i Lukka gli abitanti della Lida (una regione sulla costa meridionale dell'attuale Turchia}, gli Sherden i Sardi. Gli Aqajwasha sarebbero stati invece gli Achei (gli antichi Greci del Peloponneso) e i Tjeker i Teucri (i Troiani della famosa guerra).
Gli abitanti dell'antico Egitto sembra li conoscessero bene: pare infatti che già 3.6oo anni fa queste genti si fossero scatenate in tutto il bacino del Mediterraneo orientale, stringendo provvisorie alleanze, tradendo popoli amici e distruggendo intere città. Nemmeno un secolo prima dello scontro con Ramses III, alcuni Popoli del Mare si erano divisi tra Egizi e Ittiti nella battaglia di Qadesh (1274 a. C. ): gli Sherden proteggevano il faraone Ramses Il dai Lukka, schierati in campo avversario. Ma circa so anni dopo eccoli di nuovo uniti, in un'iscrizione lasciata dal figlio di Ramses II: il faraone Merenptah ricorda la sua vittoria su un'altra ondata di invasori aqajwasha, tursha, lukka, sherden e shekelesh. Seimila cadaveri nemici e 9 mila prigionieri sembra una stima eccessiva, ma la modestia non era roba da faraoni: lo dimostrò anche Ramses IlI che, pare, sul tempio di Medinet Habu spacciò per una sola battaglia (vinta) 20 anni di guerre (incerte) contro i Popoli del Mare.
"Le raffigurazioni egizie non sempre possono essere prese alla lettera" spiega Lanfranchi. "Spesso i popoli citati venivano considerati sottomessi anche se la battaglia era finita con un 'pareggio'". Che i popoli del grande verde fossero tenaci si capisce però dalla considerazione di cui godevano: nel XII secolo a.C. il re ittita Suppiluliuma II scrisse ad Ammurapi, re di Ugarit (città sulla costa dell'attuale Siria), di stare attento agli 'Shikalayu che vivono sulle barche'. Come non detto: poco dopo i documenti ittiti menzionano la caduta dell'antica città siriana.
BOMBA ATOMICA.
Colpa dei Popoli del Mare, secondo la tesi sostenuta da Leonardo Melis, autore di un discusso libro sull'origine di queste genti ('Shardana, i Popoli del Mare, PTM Editrice). "Una grande invasione dei Popoli del Mare nel 1200 a.C. cancellò dalla storia e dalla geografia l'Impero Ittita, Troia (in Turchia), Ugarit, Gerico (in Giordania), Sidone, Biblo e Tiro (tutte sulla costa dell'odierno Libano) e diverse città della penisola greca e dell'Egeo, spazzando via anche il regno miceneo" afferma Melis.
L'Egitto, secondo lo studioso, rischiò grosso, ma si salvò grazie all'intervento diplomatico degli Sherden che componevano la guardia personale del faraone. Molti storici però non la pensano così: "Distruzione di intere città, caduta degli Ittiti, ridimensionamento dell'impero faraonico: pensare che, per quanto abili, questi guerrieri potessero aver avuto l'effetto di una bomba atomica è inaccettabile" sostiene Raimondo Zucca, docente di Storia e Archeologia del Mediterraneo Antico all'Università di Sassari.
"L'eccessivo popolamento, lo sfruttamento ambientale e una lunga serie di scontri dinastici o 'di vicinato', come quello di Qadesh, potrebbero aver concorso alla caduta di questi grandi imperi" aggiunge Lanfranchi. Ma anche se non provocarono in prima persona la fine dei regni orientali, è innegabile che i Popoli del mare parteciparono ad almeno alcuni di quei conflitti che a partire dal XIII secolo a. C. diedero il colpo di grazia alle potenze d'Oriente.
BIBLICI.
Tra i suoi nemici, Ramses IlI ricorda anche i Peleset. "Oggi questo popolo viene identificato con i Filistei di cui parla la Bibbia, menzionati come cattivi, mercenari e commercianti" prosegue Lanfranchi. "Gli scavi archeologici hanno dimostrato che nel XIV secolo a.C. giunsero sulle coste dell'attuale Stato di Israele alcune genti che prove nivano da Creta e dalla Grecia. L'idea è che fossero guerrieri ai quali erano state concesse in premio delle terre".
I Filistei misero radici, fecero di Israele la loro casa e rinunciarono alla vita da predoni del mare. Gli antichi palestinesi sarebbero perciò stranieri giunti dalla Grecia a occupare i territori ebraici.
O questo almeno è quello che tentano di dimostrare gli archeologi israeliani, impegnati a provare la veridicità del racconto biblico secondo cui gli ebrei si insediarono secoli prima dei palestinesi nella Terra promessa.
ASSONANZE.
Non ebbero di questi problemi gli Sherden, che secondo alcuni studiosi abitarono la Sardegna fin dal XV secolo a. C., riempiendo la di nuraghi. "Al di là del loro nome, che richiama quello degli attuali abitanti dell'isola, c'è anche un altro motivo per cui gli storici pensano che gli Sherden si fossero insediati sul territorio sardo: i soldati raffigurati sul tempio di Medinet Habu sono molto simili ai bronzetti attribuiti alla civiltà nuragica" spiega Zucca.
In effetti la larga spada, lo scudo tondo e l'elmo con le coma con cui gli Sherden facevano tremare i loro nemici sono identici all'equipaggiamento dei guerrieri stilizzati realizzati in bronzo dagli stessi costruttori di nuraghi nel lX-VIII secolo a.C. Eppure, notano gli scettici, gli Sherden sarebbero arrivati in Sardegna almeno sei secoli prima di questa data.
ll condizionale è d'obbligo, perché per capire da quale pane del Mediterraneo i Popoli del Mare iniziarono a muoversi, gli studiosi tendono a basarsi per lo più sui loro nomi, confrontati con quelli dei luoghi che hanno un suono simile. Così gli Shekelesh potrebbero essere Siculi ma anche abitanti dell'antica città turca di Sagalassos. E qualcuno non esclude che gli Sherden possano avere a che fare con Sardis, la capitale del regno dei Lidi (sempre in Turchia).
Nemmeno le fonti scritte, interpretate in vario modo, aiutano a risolvere il problema. "Gli Egizi raccontano che nella grande invasione del 1200 a.C. i Popoli del mare venivano da occidente" sostiene Melis. "Ma a occidente si erano insediati giungendo dal l'Oriente, più precisamente dalla città mesopotamica di Ur, nel 2000 a.C.". Secondo questa ipotesi sarebbero perciò tornati agli antichi territori, in seguito a qualche catastrofe ambientale.
TRASFORMATI.
Basandosi sugli stessi testi, molti storici individuano invece la sede originaria di quasi tutti i Popoli del mare nell'area occidentale dell'Anatolia. "Si trattava di società piuttosto sviluppate della Turchia occidentale e delle isole micenee" afferma Zucca. "Una somma di varie ernie, probabilmente orientali, che ebbero frequenti contatti commerciali con l'Occidente. E che nel I millennio a.C. presero l'identità dei popoli mediterranei a noi noti, come Filistei e Fenici".
Ma potrebbe anche essere che questi marinai fossero originari dell'Occidente e avessero poi viaggiato verso Oriente, come moderni clandestini, attratti dal miraggio di un lavoro facile (quello di soldati mercenari) offerto dai grandi regni orientali. "Personalmente penso che possano essere venuti dalle isole del Mediterraneo occidentale, che all'epoca era teatro di intensi scambi di merci e persone" ipotizza Lanfranchi.
In questo caso avremmo potuto sapeme di più solo se qualche zelante seri ba avesse adottato il metodo delle impronte digitali.
Testo di Maria Leonarda Leone pubblicato in "Focus Storia Italia", Milano, Italia, settembre 2008, n. 23, estratti pp.32-39. Digitalizzati, adattato e illustrato per Leopoldo Costa