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DIETRO LE QUINTE - LE TRAME OSCURE DELLA STORIA

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Charlotte Corday pugnata a morte Jean-Paul Marat nel 1793

Secondo il politologo Daniel Pipes il complottismo nacque durante le lotte di potere seguite alla Rivoluzione Francese.

Un atteggiamento che si è aggravato dopo i fatti dell'11 settembre 2001: da allora le teorie che denunciano la malafede del governo, o che chiamano in causa strategie occulte in netto contrasto con la versione ufficiale, si sono moltiplicate. Ma che cosa fa scattare la paranoia?

CRISI D'IDENTITÀ. 

La paranoia è un fenomeno che appartiene da sempre alla mente umana. In psichiatria è considerata una malattia dell'identità: una persona profondamente destabilizzata adotta spesso un estremo meccanismo di difesa proiettando all'esterno i propri turbamenti interiori, inventandosi un nemico che non esiste e immaginando un universo ostile. "Il sintomo principale è la sindrome persecutoria" spiega lo storico Marco Revelli, docente di Scienza della Politica all'Università del Piemonte Orientale e curatore di Paranoia e Politica (Bollati Boringhieri). "Il paranoico vede ovunque complotti e congiure contro di lui, si sente controllato dall'esterno, elabora un delirio logicamente coerente ma totalmente irreale". E, altra caratteristica, è esclusa ogni casualità: tutto ciò che accade ha un preciso significato, che va decifrato. "Nella paranoia non c'è ambivalenza, ma una divisione netta tra l'Io buono e la malvagità impura dell'Altro" chiarisce lo psicoanalista Massimo Recalcati. "La discriminazione tra il bene e il male risulta priva di mediazioni".

Ma se la paranoia come difesa individuale c'è sempre stata, la tendenza collettiva a percepire complotti mondiali da parte di potenze segrete (con l'intento di realizzare un preciso disegno attraverso guerre, rivoluzioni e sofferenze varie) è un fenomeno storicamente più recente. Ed è paradossale (ma solo all'apparenza) che il momento in cui la paranoia si insinuò nello scenario politico coincise con quello in cui fece il suo ingresso a pieno titolo la ragione: il secolo dei Lumi.

RIVOLUZIONI.

"Il momento spartiacque, quello in cui il complottismo divenne esplicito, consapevole, tanto da essere utilizzato per giustificare le proprie azioni politiche accusando i propri avversari di macchinazioni, fu la Rivoluzione francese" spiega Giorgio Barberis, ricercatore in Discipline storico politiche all'Università del Piemonte Orientale "quando cioè la povertà e una diseguaglianza sociale ormai insostenibile portarono le masse indemoniate a provocare la caduta dell'ancien régime, sovvertendo così l'ordine precostituito: all'improvviso non sembrava più essere così inevitabile che fossero il re, i nobili e il clero a esercitare tutto il potere". Già la Riforma protestante aveva insinuato dubbi sull'infallibilità della Chiesa cattolica. Poi l'Illuminismo aveva valorizzato l'individuo e la sua razionalità. E infine la Rivoluzione francese aveva diffuso idee inedite: uguaglianza, libertà e fratellanza. Un po' troppo. Insostenibile e profondamente destabilizzante per tutte le parti in causa.

IMPUTATI. 

"Praticamente tutte le figure di primo piano della rivoluzione sono state accusate e sospettate di partecipare a un complotto" osserva Barberis. "l rivoluzionari giustificarono ogni loro atto con la scusa della minaccia di un complotto aristocratico contro il rinnovamento Maximilien Robespierre, durante il regime del terrore, arrivò a condannare sommariamente alla ghigliottina migliaia di cittadini 'sospetti', per poi finire decapitato egli stesso nel 1794. Dal canto loro i controrivoluzionari non esitarono a fare appello a forze oscure che avrebbero pianificato da tempo l'azione sovversiva, dagli illuministi anticristiani Voltaire e Diderot alla misteriosa setta dei massoni". Le teorie del complotto servivano a mettere ordine: identificare precisi cospiratori era più facile da accettare rispetto al naturale declino della monarchia e della Chiesa.

LA PARABOLA CONTINUA

Nell' 800 questo meccanismo paranoico si consolidò, ma allo stesso tempo assunse una sua giustificazione nella realtà: di fronte alla repressione di ogni velleità rivoluzionaria operata dal Congresso di Vienna e dalla Restaurazione (1815), ai sovversivi non restò che riunirsi effettivamente in società segrete quali la carboneria e la massoneria. Il che, com'è ovvio, rese più complicato distinguere tra cospirazioni vere e immaginarie.

Ma fu nel'900 che il complottismo rientrò in gioco da primattore della Storia, diventando un sistema di pensiero favorito tra l'altro dalle miserie e dalle paure fomentate dalle guerre. "Le purghe staliniane nell'URSS degli Anni '30 e lo sterminio degli ebrei in Germania ebbero il loro fondamento anche nella mentalità cospiraziorrista" sottolinea Barberis.

La teoria del complotto divenne dottrina di Stato in Germania e URSS, con la propaganda che l'alimentava e la polizia che la reprimeva. Attraverso il 'Mein Kampf' e con una serie di discorsi pubblici Hitler insinuò nel popolo tedesco la percezione di essere stato perseguitato e umiliato da potenti gruppi economici ebraici che agivano dietro le quinte, a mo' di burattinai.

Per avvalorare la sua tesi si servi anche di un libretto antisemita, i 'Protocolli Degli Anziani di Sion', un falso prodotto a inizio '900 in Russia dalla Okhrana, la polizia segreta zarista. Vi si descrive una cospirazione ebraico-massonica che avrebbe progettato il dominio del mondo attraverso il controllo di media e finanza, la diffusione di idee liberali e il sovvertimento della morale. Il londinese 'Times' dimostrò già nel 1921 che si trattava di un falso e in buona parte di un plagio di scritti di satira politica che nulla avevano a che fare con gli ebrei (il bersaglio del testo di partenza erano i gesuiti). Ma quell'ipotesi appariva così convincente che i 'Protocolli' furono subito presi per buoni.

SEMPREVERDE. 

Caduti i grandi totalitarismi nel 1945, il complottismo sembrò relegato ai margini delle vicende mondiali. Ma le teorie cospirazioniste sono sempre pronte a tornare in auge: accade ogni volta che l'ordine costituito va in frantumi. Come nel più recente e più clamoroso dei casi, quando ad andare in frantumi sotto gli occhi attoniti di tutto il mondo sono state le Torri gemelle di New York, simbolo della supremazia americana. E la scena si è ripetuta: di nuovo è stata chiamata in causa la massoneria, con il solito famigerato complotto ebraico.

VERO O FALSO? 

Ma come distinguere i complotti immaginari dai complotti veri? "Una teoria cospirativa si fonda sure principi» spiega Revelli: «l'attribuzione degli eventi a una specifica intenzionalità umana; la rigida distinzione tra forze del bene e del male; la credenza in una realtà occulta e sotterranea".

Le teorie del complotto hanno un modo particolare di insinuarsi nelle mentalità delle persone, fino a diventare un modo di interpretare la realtà che abbraccia potenzialmente ogni cosa. Sono, infatti, teorie plausibili. Ma sono anche schematiche e coerenti, come la trama di un romanzo giallo: rispecchiano cioè più la mente umana (razionale e lineare) che la realtà (spesso casuale e incoerente). E guardacaso nelle teorie del complotto il caso non gioca alcun ruolo: tutto è riconducibile a una precisa volontà nascosta che controlla ogni singolo evento.

"Ecco perché queste teorie colpiscono l'immaginazione collettiva: rendono apparentemente chiaro - fornendo una spiegazione - ciò che sembra aprima vista incomprensibile, suscitando sentimenti contro un nemico comune. E infatti sono un ottimo strumento di costruzione del consenso" spiega Barberis.

L'apparente rigore scientifico e la semplicità dell'argomentazione decretano il successo di una teoria del complotto. Sono una scorciatoia, un tentativo di raccontare in modo lineare il corso storico. Come disse Pasolini: "Il complottaci fa delirare perché ci libera da tutto il peso di confrontarci da soli con la verità".

VERE CONGIURE. 

Il problema è che l'idea paranoica di un grande complotto planetario finisce col distogliere l'attenzione dai tanti "microcomplotti" reali. Le cospirazioni e le congiure che sono finite nei libri di Storia sono state il frutto di lotte per il potere. Azioni di gruppi ristretti, i cui limiti sono gli stessi di tutte le attività umane. E, per quanto possa tramare nell'ombra, difficilmente un gruppo troppo numeroso di cospiratori potrebbe portare a termine i suoi piani senza essere scoperto.

Chi vede complotti mondiali, insomma, rischia di perdere di vista le vere trame oscure, di solito locali. E i complottisti finiscono per fare il gioco di chi la verità la vuole nascondere. Non solo. Se nell'immediato le teorie complottiste rassicurano la nostra mente, alla lunga sono pericolose. Finiscono infatti per alimentare paure incontrollate che rischiano di degenerare in conflitti sociali e violenze ben più reali. Per questo Obama, come ogni governante, le teme. E per questo, invece di accusare nemici occulti, ha preferito prendere una posizione chiara: il pericolo vero è dentro di noi, e si chiama paranoia.

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PICCOLO DIZIONARIO DELLA MACCHINAZIONE 


COMPLOTIO 

Accordo segreto tra due o più persone allo scopo di commettere, con uno sforzo congiunto, un atto illegale o criminale.

COSPIRAZIONE

Sinonimo di complotto. Deriva dal latino con spirare, cioè "respirare assieme", e sottolinea il significato di segretezza.

TEORIA DEL COMPLOTIO

È una teoria che attribuisce la causa di un evento o di una catena di eventi a un complotto.

COMPLOTIISMO (o cospirazionismo)

È l'atteggiaamento mentale di chi crede che dietro a ogni evento storico e politico ci sia programmazione e/o la manipolazione da parte di poteri occulti. I più accusati, nel corso dei secoli, sono stati i massoni e gli ebrei.


Testo di Marta Erba pubblicato in "Focus Storia Italia", Milano, Italia, febbraio 2011, n.52, estratti pp.32-38. Digitalizzati, adattato e illustrato per Leopoldo Costa





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